In diversi capitoli dell'opera di Miguel de Cervantes, "Don Chisciotte della Mancia", troviamo numerosi riferimenti alla cosa, la pignatta.
Capitolo XVII, pagina 146
Fatto questo, volle egli sperimentare la virtù di quel balsamo, da lui immaginato prezioso, e trangugiò gran parte di quello che non potendo capire nel vasetto di stagno restava nella pignatta dove l’avea composto; forse un mezzo boccale. [...] Sancio Panza, ascrivendo egli pure a prodigio il miglioramento del suo padrone, lo pregò che gli desse quello ch’era rimasto nella pignatta, e che non era poco. Glielo concesse don Chisciotte di buona voglia, e Sancio presa tosto la pignatta con ambe le mani, con buona fede e con migliore disposizione, vi avvicinò la bocca, ed ingoiò quanto vi si trovava.
Capitolo LXII, pagina 562
- Io - disse don Chisciotte - ne so un pochino di toscano e mi dò vanto di cantare qualche stanza dell’Ariosto. Ma mi dica vossignoria, signor mio, (e non dico questo perch’io voglia saggiare il suo ingegno, ma per curiosità e nient’altro): ha mai trovato nominata, nello scrivere, qualche volta la parola pignatta?
- Sì, molte volte - rispose l’autore.
- E come la traduce vossignoria in castigliano? - domandò don Chisciotte.
- Come dovevo tradurla - replicò l’autore - se non dicendo olla?
- Perdinci - disse don Chisciotte, - come è avanti vossignoria nella lingua toscana!
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